
Il rapporto medico-paziente si basa sulla fiducia: chiunque, per affidare ad un professionista il proprio bene più prezioso, la salute, ad un’altra persona, necessita di “potersi fidare”.
Ma il concetto di fiducia va anche oltre: il potersi rivolgere ad un medico che si conosce da tempo, che conosce la nostra situazione clinica, che conosce il nostro vissuto, la nostra situazione familiare, con cui si ha anche un po’ di confidenza in alcuni casi, è ciò che ogni paziente si auspica in caso di necessità.
Chiunque abbia una particolare patologia o situazione clinica tende a preferire un’assistenza centrata su una o più persone di fiducia, piuttosto che su una persona o più persone estranee.
La Medicina Generale, non a caso chiamata anche Medicina di Famiglia, si basa proprio su questi concetti, e la fiducia delle persone è il proprio bene più prezioso.
Tutto questo però va costruito, e spesso richiede molto tempo, anche anni.

Costruire il rapporto medico-paziente
Ogni giorno ci può capitare di incontrare un paziente nuovo, e da lì si può cominciare a costruire un rapporto, che in alcuni casi si esaurirà quel giorno stesso, in altri casi potrà durare per molti anni.
Sono moltissime le variabili che intervengono in questo. Spesso nei testi sul rapporto medico-paziente si citano diversi “tipologie” di pazienti, si analizza il tipo di approccio migliore con ognuno di essi, ma spesso si dimentica che anche noi medici possiamo distinguerci in “tipologie” a seconda dei nostri tratti caratteriali.
Il rapporto medico-paziente è un rapporto di reciprocità, e il concetto che il medico spieghi dall’alto del suo piedistallo ad un paziente che non può che ascoltare appartiene a secoli fa.
Inoltre da molto tempo è noto come sia più proficuo incentrare il nostro operato sulla “malattia” e sulla “persona” piuttosto che sulla patologia, sulla semplice obiettività e sul nostro sapere.

Coinvolgere il paziente nel percorso di cura, confrontarsi con lui, spiegargli ogni aspetto della sua situazione, dal sintomo alla terapia, dà molte più chance di ottenere un’aderenza terapeutica e di costruire un rapporto di fiducia.
Alzi la mano chi non ha mai ricevuto un paziente che si lamentasse di un nostro collega. “Non mi ha spiegato nulla”, “mi ha trattato male”, “non ho capito niente”, “non mi ha ascoltato, non mi ha lasciato parlare” sono frasi che spesso si traducono in “io non ho assunto la sua terapia”, “non mi fido di quello che mi ha dato”.
È proprio da qui che si parte per un approccio più moderno nell’interazione con i nostri pazienti.
Ascoltare, non interrompere dopo pochi secondi, assecondare un’emotività, illustrare ogni aspetto del percorso di cura e rispondere ad ogni dubbio che ci viene posto.
Tutto questo accelera non poco la costruzione di un rapporto proficuo e soprattutto di un rapporto di fiducia.
La fiducia nell’era di Amazon
Questo concetto di fiducia può (e deve) essere trasposto anche nella nostra era digitale.
Quante volte abbiamo detto (o quante volte diremo) ai pazienti di rivolgersi a noi, anziché a Google? Il paziente che viene da noi con già un’idea di diagnosi in testa per un “sentito dire” è all’ordine del giorno. Per non parlare di tutte le fake news in ambito medico, un problema con cui ci confrontiamo quotidianamente.
Beh, ad alcuni di voi spiacerà sentirlo, ma questo fenomeno non si arresterà, anzi, si evolverà sempre di più.
Non c’è dubbio che esisterà davvero un “Dottor Google” o un “Dottor Amazon”. E non stiamo parlando del prossimo secolo, stiamo parlando dei prossimi 5-10 anni.
E lo scopo di MedInfluencer è quello di poterti aiutare a posizionarti proprio in un ecosistema del genere.
Neil Lindsay, uomo chiave di Amazon, sta lavorando proprio su un nuovo sistema di salute, con un progetto partito anni fa tramite l’acquisizione di alcune società del settore medico.
L’ultimo progetto era acquisire Signify Health, un’azienda che si occupa di analisi e tecnologie per la gestione del personale sanitario e dei piani assicurativi, ma è stata battuta all’ultimo da CVS, gigante delle assicurazioni sanitarie e distribuzione farmaceutica.
Questo di sicuro non fermerà il progetto di Amazon Care, il suo programma di assistenza sanitaria da remoto, dedicato alla cura delle persone.

Lanciato per la prima volta nel 2019 come servizio di assistenza remota e non per i dipendenti Amazon a Seattle, Amazon Care ora è disponibile per le aziende americane dei 50 stati che desiderano offrire il servizio ai propri dipendenti.
Vi immaginate un sistema dedicato alla salute, senza tutte le inefficienze del sistema sanitario a cui siamo purtroppo abituati?
Una piattaforma in cui poter avere assistenza medica da un professionista smart, attento, formato e disponibile? Il quale possa inviarvi in pochissimo tempo quello di cui avete bisogno, tramite un servizio di spedizioni straordinario?
Per molti questo può essere terrorizzante. Ma è inevitabile, che ci piaccia o no.
E quanto sarà importante la fiducia in tutto questo?
Il potersi rivolgere sempre allo stesso professionista in remoto, per non parlare di realtà aumentata o virtuale, sarà anche in questo caso preferibile al rivolgersi ogni volta ad uno sconosciuto.
È difficile oggi pensare che questo possa sostituire l’assistenza specialmente delle cronicità, e probabilmente non lo farà del tutto.
Non sarebbe comunque allettante poter lavorare da casa per poter assistere una persona che così non avrà più bisogno di uscire di casa, fare molta strada per un appuntamento che ha faticato non poco a prendere?
Con il tuo brand, il tuo posizionamento, la tua competenza medica e digitale, la tua autorevolezza e soprattutto il tuo seguito di persone che si fidano di te, potrai molto facilmente essere partecipe e protagonista di questa prateria sconfinata e per ora incontaminata.
Se non riempirai tu quel posto, lo riempirà qualcun altro di sicuro.
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