
Il metaverso si annuncia essere la più grande innovazione tecnologica nella nostra vita di tutti i giorni dopo l’arrivo degli smartphone.
E come è successo con gli smartphone, tutte le più grandi aziende dovranno adattarsi, incluse quelle della cura alla persona.

Dopo la pandemia da Covid-19 ci siamo ancora più resi conto di quanto problematico potrebbe essere doversi recare dal proprio medico o in un ospedale affollato, anche per un semplice consulto od esame di controllo.
Dei servizi della telemedicina si sta parlando da diversi anni, e in particolare nel nostro paese non hanno però mai riscosso molto successo, sia per le barriere tecnologiche presenti per molte persone, sia per la carenza di servizi effettivamente efficaci.
Utilizzare il metaverso con ecosistemi dedicati alla salute sarebbe uno degli utilizzi più interessanti.
Spostare i teleconsulti che non richiedono visita o esami neurologici, ad esempio, direttamente nel metaverso, è una delle prossime tappe dell’assistenza sanitaria.

Questo naturalmente porterebbe una rivoluzione sulle modalità di prescrizione di una terapia, di rimborso sanitario o assicurativo, e anche sulla questione della privacy, che nel nostro lavoro crea molti impicci burocratici.
Medicina e NFT
Una piccola parentesi: avete mai sentito parlare degli NFT? Questa nuova straordinaria tecnologia su blockchain è ormai nota a molti per diverse opere d’arte digitali (NFT) vendute anche a prezzi sconvolgenti.

Il problema della privacy dei dati potrebbe essere visto in maniera estremamente più innovativa e soprattutto remunerativa.
Fino ad oggi ogni nostro dato clinico è coperto da privacy ma moltissime grandi aziende acquistano da tempo anche a grosse cifre enormi banche dati di dati sanitari anonimi, ad esempio per trovare nuovi marcatori di malattia, addestrare algoritmi diagnostici e creare calcolatori di rischio per valutare i candidati ad un intervento chirurgico.
Un interessante articolo su Science ci racconta come questo scambio di dati possa essere in futuro regolamentato e più facilmente manovrato dai pazienti stessi, anche acquisendo royalties sul loro utilizzo (come se fosse un diritto d’autore) tramite NFTs.
Ne parleremo magari meglio in futuro. Anche questo può sicuramente interessarci per il nostro avvenire, e non possiamo farci trovare impreparati.
Le attuali difficoltà
Come si può visitare un paziente nel metaverso? Per quanto affascinanti, le tecnologie attualmente disponibili sono insufficienti.
Non mettere la mano su un paziente è il limite principale. Per iniziare a ragionarci dovremmo avere a disposizione una tecnologia come quella raccontata in Ready Player One.
Al di là dell’Oculus Quest 2 di Meta, che indubbiamente presenta molti limiti in questo discorso, sono in fase di ricerca altri tipi di visore, come Unai, che oltre ad una grafica ad alta risoluzione promette anche un tracciamento di movimenti facciali e oculari, per fornire al proprio avatar un’espressività.

Immaginare una seduta di psicoterapia con queste possibilità potrebbe già iniziare ad avere più senso, ma rimangono molti altri limiti.
Avere a disposizione, oltre al visore, anche un sistema per il monitoraggio di diversi parametri del paziente, magari grazie a diversi rilevatori inseriti in un t-shirt o direttamente in una tuta, per poter ricreare anche la sensazione del tatto, potrebbe darci un ulteriore aiuto.
Medici del metaverso?
Siamo ancora lontani alcuni anni dal sostituire la nostra normale attività con quella di un medico del metaverso. Ma al di là del nostro lavoro, l’utilizzo della VR in medicina è già oggi provato possa dare benefici.
Non vi sono dubbi che la direzione sia questa, e conoscere queste tecnologie, padroneggiarle, sapere a quali aziende rivolgersi sarà fondamentale.

Inutile nascondere che a molti di noi piacerebbe lavorare in remoto, secondo i nostri orari, e l’idea non solo di essere dipendente ma di approfittare del proprio brand per essere noi i fornitori di determinati servizi, è estremamente allettante.
Lo scopo di Medinfluencer è fornirti esperienza in questo settore e aiutarti a istituire un’autorevolezza online costruita nel tempo.
Solo così saremo in grado di prenderci un ruolo, che se non da noi verrà preso da qualcun altro!
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